Tracce di Rocco. Un film documentario di Marina Resta
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Un viaggio attraverso le narrazioni della Basilicata di ieri e di oggi, sulle tracce di Rocco Scotellaro.
Sinossi
Tracce di Rocco è un viaggio attraverso la Basilicata del passato e del presente, alla ricerca delle tracce iconografiche e metaforiche del poeta, ricercatore sociale e politico lucano Rocco Scotellaro.
Sviluppato nell’ambito del Premio Zavattini 2018/2019, è un cortometraggio documentario che accosta materiali audiovisivi eterogenei – d’archivio e girati ad hoc con stile osservativo – generando cortocircuiti tra passato e presente.
Trailer – estratto
Trailer_Tracce di Rocco_H264 from Marina Resta / WTFF on Vimeo.
Note di Regia
Il film è stato realizzato nell’ambito del Premio Zavattini 2018/2019, promosso dall’AAMOD, che ha stimolato la mia sensibilità e curiosità per la visione e la ricerca dei materiali d’archivio e per un loro (ri)utilizzo creativo e allo stesso tempo rispettoso. Ho scelto di concentrarmi sulla Basilicata, regione a cui sono molto legata per motivi biografici, nonché terra natia di Rocco Scotellaro.
Infatti, l’ispirazione per Tracce di Rocco nasce da una mia personale fascinazione per questo importante personaggio lucano, figura tanto complessa – in soli trent’anni di vita è stato poeta, scrittore, sindaco socialista del suo paese natale Tricarico (MT) e ricercatore sociale con Manlio Rossi Doria – quanto dimenticata. Ho cercato di confrontarmi con Scotellaro e con ciò che rappresenta per la Basilicata, lavorando sulla sua assenza. Assenza fisica, assenza di materiali audiovisivi che lo ritraggono, assenza di testimoni diretti (per motivi anagrafici). Allora il mio lavoro è stato quello di ricercare le sue tracce e poi di disseminarle nel film. Tracce intese sia come segni della sua vita (il suo paese, la sua casa, la sua tomba, l’annuncio del Cinegiornale Luce della sua vittoria postuma del Premio Viareggio per la raccolta di poesie “È fatto giorno”), ma anche le tracce iconografiche che ne preservano e tramandano la memoria (targhe, dipinti, murales e anche l’effige in bronzo che raffigura Michele Mulieri, uno dei “Contadini del Sud” intervistati per il libro omonimo da Scotellaro). Carlo Levi, amico del poeta lucano fin dai tempi del suo confino in Basilicata sotto il Fascismo, ha avuto un ruolo di primo piano nel tramandare la figura di questi, contribuendo a crearne la mitologia. In particolare nel trittico “Lucania ’61”, oggi esposto al Museo Nazionale di Matera nella sede di Palazzo Lanfranchi, Levi rende Scotellaro il fulcro di tutto il dipinto e la metafora della Lucania stessa. La Basilicata, e in generale l’Italia meridionale, ha subìto (e continua a subire) le narrazioni di sguardi esterni, che tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’60 erano polarizzate tra il “luogo puro fuori dalla Storia” che incarna la visione leviana e le promesse di sviluppo tecnico e infrastrutturale legate alla retorica della Riforma Agraria e dell’attuazione del Piano Marshall. Una terza narrazione che si affianca a queste nel film è quella legata a Matera 2019 – Capitale europea della cultura, lo storytelling del riscatto culturale di una città e di un territorio a lungo considerati “la vergogna d’Italia”, oggi invasi dai turisti. Nel film si intrecciano tutti questi fili – le diverse narrazioni e retoriche e le tracce di Scotellaro – mettendo a confronto i materiali d’archivio dell’AAMOD e dell’Istituto Luce con le immagini osservative girate oggi in quegli stessi luoghi. Tuttavia la mia scelta è stata quella di non celare l’eterogeneità dei materiali e la loro diversa provenienza, ma anzi di evidenziarla, rendendo palese la parzialità di ogni narrazione e in definitiva l’impossibilità di raggiungere una visione sulla Basilicata, se non frammentaria e a volte contraddittoria. Allo stesso modo Rocco Scotellaro resta nel film una figura sfuggente, fantasmatica, di cui si può aspirare a trovare sempre nuove tracce.
Scheda tecnica
Digitale HD 16:9, colori, b/n, stereo
Anno 2023
Durata 16’46”
Ricerca archivi, soggetto, sceneggiatura, regia, montaggio: Marina Resta
Fotografia, suono in presa diretta: Marina Resta, Giulio Todescan
Assistente alla regia: Giulio Todescan
Mix audio, sound design: Luca Scapellato, Frank Martino
Color grading: Giorgia Ripa
Graphic design e poster: Andrea Xausa
Prodotto da Marina Resta per Working Title Film Festival in collaborazione con Fondazione AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e Istituto Luce
Bio-filmografia della regista
Marina Resta (Altamura, Bari, 1984).
Ha studiato cinema all’Università di Bologna (Dams Cinema e Cinema, Televisione e Produzione Multimediale) e Filmwissenschaft alla Freie Universität Berlin. Ha frequentato il corso di Documentario alla Scuola Civica Luchino Visconti di Milano e il Master in Produzione e Comunicazione per l’Audiovisivo e i Digital Media all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Come filmmaker ha realizzato i film documentari “Milano fa 90” (2013) e “L’acqua calda e l’acqua fredda” (2015), presentati in diversi festival tra cui Sguardi Altrove a Milano e Foggia Film Festival. Nel 2018 “Tracce di Rocco” è stato selezionato tra i 10 progetti finalisti del Premio Zavattini. Dal 2018 insegna Discipline Audiovisive e Multimediali al liceo artistico. Nel 2016 ha fondato a Vicenza Working Title Film Festival – Festival del cinema del lavoro, di cui è direttrice artistica e organizzatrice.
Materiali d’archivio
AAMOD:
Lucania dentro di noi, Libero Bizzarri, 1967
Via Appia, Vittorio Gallo, 1956
Metaponto: la via del tabacco, Libero Bizzarri, 1967
Deserto di uomini, Franco Taviani, 1965
Borgate della riforma, Luigi Scattini, 1954
Istituto Luce:
Oltre Eboli, Camillo Mastrocinque, 1948-1953
Dove il tempo si era fermato, Fernando Cerchio, 1970
O brigante o emigrante, Fernando Cerchio, 1970
La terra nuova, Francesco De Feo, 1952
Settimana Incom, Premio Viareggio, 1954