L’uomo nella foto

Non conosciamo il nome dell’uomo ritratto nella foto che abbiamo scelto per la locandina della prima edizione del Working Title Film Festival. Non conosciamo nemmeno il nome del suo autore. Tutto quello che sappiamo è che si tratta di un operaio di colore – negro nella didascalia originale in inglese – impiegato nelle ferrovie degli Stati Uniti e che lo scatto è datato aprile 1943.

Si tratta di un’immagine di propaganda che fa parte di una campagna dello United States Office of War Information, volta a documentare l’accesso di forza lavoro black, maschile e femminile, nell’apparato produttivo degli Usa mobilitato come non mai per sostenere lo sforzo bellico nella lotta al nazifascismo. Il documento è in free dowload dal sito della New York Public Librarya questo link – che con un’operazione di grande lungimiranza ha “liberato” all’inizio del 2016 oltre 180mila fotografie di dominio pubblico, rendendole liberamente scaricabili e utilizzabili. Rendendo disponibile un vero tesoro di immagini e di immaginario.

Negroes are filling increasing numbers of skilled and semi-skilled railroad jobs, but unwillingness to employ Negroes in many types of railroad jobs persists, April 1943.«Negroes are filling increasing numbers of skilled and semi-skilled railroad jobs, but unwillingness to employ Negroes in many types of railroad jobs persists, April 1943» recita la didascalia di questa foto, il cui codice identificativo è 1260435. «I neri stanno occupando un numero crescente di lavoratori ferroviari qualificati o meno – traduciamo –, ma la riluttanza a dare lavoro ai neri in molte tipologie di lavori ferroviari persiste, aprile 1943».

Perché scegliere questa foto per un festival che si propone di ragionare di immagini (in movimento e non) e lavoro? Della foto ci ha colpito subito lo sguardo: esprime fatica, dignità, rabbia, lotta. È rivolto al futuro. C’è della fierezza ma anche molta insoddisfazione. Il lavoro come dolore, ma anche come unica prospettiva possibile di emancipazione, per quanto parziale e contraddittoria.

È un’immagine idealtipica di quella che fu la classe operaia del Novecento, tanto da ricordare per la posa alcune immagini di propaganda sovietiche, coeve o precedenti. Eppure rispetto a quell’immaginario lo scarto è netto: la componente razziale cambia le carte in tavola. La foto ha diversi strati di lettura. È uno scatto di propaganda, che mira a convincere della bontà di un governo, il terzo mandato di Franklin Delano Roosevelt, il cui investimento pubblico nel New Deal si è tramutato nello sforzo bellico totale. Ma è una propaganda che veicola un messaggio di liberazione dai retaggi della schiavitù e dalla discriminazione razziale. Tema quanto mai attuale negli Stati Uniti, nell’Europa e nell’Italia di oggi.

Per ragionare del lavoro di oggi partiamo da un’immagine di ieri, scattata nel cuore Novecento. Un’immagine che ci parla ancora, come potete verificare scoprendo i percorsi tematici e stilistici dei film selezionati e proiettati dal 27 aprile al 1° maggio 2016 a Vicenza. Per questo è un negro worker anonimo il volto del festival.

Giulio Todescan

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