Sec Rouge, Kate Tessa Lee, Tom Schön, Germania, 2018, 27’
Documentario, v.o. creolo, sottotitoli italiano e inglese
WTFF5 – Concorso internazionale Extraworks
Per generazioni di pescatrici di Rodrigues, piccola isola nell’Oceano Indiano, la tradizionale arte della pesca della piovra è stata una garanzia di autosufficienza, emancipazione e prestigio sociale. Oggi, a causa del cambiamento climatico e del processo di modernizzazione, è un mestiere morente, emblema dell’instabile deriva dei nostri tempi. Sec Rouge è un’evocativa immersione filmica in questa fragile realtà.
Bio-filmografia dei registi
Kate Tessa Lee (1982) è nata a Curepipe, nelle Mauritius. Dopo una laurea alla Rhode Island School of Design con specializzazione nel vetro, ha viaggiato e si è dedicata alla video arte e alla pittura. Tom Schön (1969) è nato a Spira, in Germania. Dopo aver lavorato come fornaio e come gestore di un bar, ha studiato cinema e belle arti alla Hochschule für Bildende Künste di Braunschweig. Entrambi vivono e lavorano a Berlino.
Trailer
Regia Kate Tessa Lee, Tom Schön
Sceneggiatura Kate Tessa Lee, Tom Schön
Fotografia Kate Tessa Lee
Suono Tom Schön
Montaggio Kate Tessa Lee, Tom Schön
Montaggio del suono Tom Schön
Cast Marie Louise Edouard, Marie Jeanne Azie, Marie Elydione Azie
Produzione Fuenferfilm Production
Distribuzione Fuenferfilm Production
Sito www.fuenferfilm.de
Intervista a Kate Tessa Lee e Tom Schön, registi di Sec Rouge
Marina Resta (WTFF): Sec Rouge è un documentario lirico su alcune donne pescatrici dell’Isola Rodrigues. Il loro lavoro è un lavoro di sussistenza, profondamente legato alla loro vita e al loro rapporto con il mare e l’ambiente circostante. Come siete venuti a conoscenza di queste donne pescatrici? In questa comunità solo le donne si occupano di questa attività?
Kate Tessa Lee: Fin da adolescente sono stata molte volte all’Isola Rodrigues, affascinata da quest’isola isolata, dove la gente ha vissuto per molto tempo in completa autarchia e semplicità. Una comunità di isolani composta soltanto da allevatori, pescatori, piccoli coltivatori e artigiani, dimenticata dalla globalizzazione, non corrotta dal tempo cronologico, che vive nel presente, che possiede una forma primaria di qualità della vita e filosofia. Da questi viaggi ho avuto l’opportunità di incontrare e fare amicizia con donne pescatrici di polpi di diverse generazioni e anche sviluppare con alcune di loro un’amicizia duratura. Nei tempi antichi la pesca per infilzamento del polpo nell’Isola Rodrigues era un’arte praticata esclusivamente localmente e dalla donne. Era un’arte trasmessa dalle nonne alle madri e dalle madri alle figlie. Poi a fine anni ’90 la domanda di polpo dalle Isole Mauritius è aumentato esponenzialmente e la pesca del polpo è diventata un’attività economica lucrativa. Da allora gli uomini hanno iniziato a pescare polpi. E questo ha contribuito a una pesca massiva di polpi. Oggigiorno ci sono sempre più giovani che lavorano nel settore. Ad ogni modo, invece di portare avanti la tradizionale arte della pesca del polpo per infilzamento che è limitata dal ciclo naturale delle maree nella laguna e dal ciclo di rigenerazione delle specie, questi giovani uomini si immergono e arpionano il polpo nella profondità marina. Quindi la tradizionale pesca del polpo per infilzamento è per molti aspetti un mestiere che sta scomparendo, ma che è ancora perpetuato da poche pescatrici di polpo ancora in attività di una certa generazione.
Marina Resta (WTFF): I cambiamenti climatici e la modernizzazione della pesca stanno rendendo questo modo di pescare i polpi sempre più difficile e pericoloso. Questo tipo di pesca del polpo sta diventando sempre più marginale. Credo che non sia un caso che nelle prime inquadrature la protagonista sia altrettanto marginale, fino a uscire del tutto dall’inquadratura. Tutta la prima scena, inoltre, è caratterizzata da un’assenza totale dell’audio, che crea un’atmosfera di sospensione. In tutto il film si contrappongono momenti di quiete e di rumore, di bianco e di nero, di luce e di buio. Potreste parlarci di queste scelte stilistiche?
Kate Tessa Lee: Questi momenti di allusioni visive, contraddizioni, opposizioni o complementi che hai descritto sono parte integrante della drammaturgia narrativa di Sec Rouge. Vediamo questi momenti come punti di accesso alla memoria emotiva e a una ricezione del film più subconscia. In questo senso volevamo alludere, più che spiegare. Abbiamo deciso di stare ai margini dell’esplicativo, per aprire possibilità di più interpretazioni, per indurre a un’esperienza filmica, fisica e percettiva. Per questo il film dedica molto tempo e spazio a questa associazione di immagini e suoni.
Tom Schön: Inoltre abbiamo seguito una sorta di modalità di montaggio intuitiva, facendo dei tentativi, guardando e riguardando le immagini e provando a vedere come queste immagini ci parlassero. In qualche modo il film si è montato da solo e ha dato forma a queste associazioni immagine-suono sorprendenti o inquietanti. Inoltre anche se il suo può sembrare esagerato, a volte, questo è il suono originale. Non ci sono state aggiunte di effetti speciali sonori. Ovviamente ho lavorato sui livelli nel sound design e specialmente nella sequenza in cui l’oceano nero diventa argentato. Ma fondamentalmente questo è il suono reale. Nella scena specifica la bellezza è insita nell’immagine, mentre è il suono è la bestia. Alla fine è tutto incentrato sul dualismo. La laguna è bella, ma pericolosa.
Marina Resta (WTFF): Durante l’unico dialogo del film, che avviene tra due pescatrici, la più anziana parla del “linguaggio del mare” e afferma di non riuscire più a comprenderlo. Questa frase mi ha molto colpita, perché indica come il linguaggio sia parte costitutiva di qualunque lavoro, non solo intellettuale, ma anche e forse soprattutto manuale. Vi ritrovate in questa riflessione?
Tom Schön: Hai citato la frase di Marie Jeanne Azie : “Non riesco più a capire il linguaggio del mare”. Questa per me è la frase principale del film. In realtà non c’è molto da capire in ciò che succede. Queste persone pescano polpi nella laguna fin dall’infanzia ed era tutto sempre prevedibile. C’è la luna piena, avrai l’alta marea per un paio di giorni. C’è la luna nuova, avrai la laguna secca per un paio di giorni, e acqua bassa significa che non puoi andare a pescare polpi.
Kate Tessa Lee: In senso lato, il linguaggio rimane la base della nostra presenza, ricezione e interazione con il mondo che ci circonda. Il linguaggio struttura cosa siamo, chi siamo, come siamo, dove siamo e quando siamo. Si può anche girare la domanda e chiederci se il linguaggio è separabile da cosa siamo, chi siamo, come siamo, dove siamo e quando siamo?
Marina Resta (WTFF): Le protagoniste del film hanno avuto modo di vederlo? Se sì, qual è stata la loro impressione su come avete rappresentato loro e il loro lavoro?
Tom Schön: Non ancora, ma è un must. É stato questo il piano fin dall’inizio. Ma dopo aver terminato questo cortometraggio, abbiamo appena terminato un lungometraggio partendo dallo stesso girato. Il lungometraggio è intitolato Piqueuses e non è la versione lunga di Sec Rouge. Presenta un’altra prospettiva e per questo differisce in forma e contenuto. Nel nuovo film il focus non è tanto sull’elemento dell’oceano. In Sec Rouge l’oceano è onnipresente. In Piqueuses l’oceano è lontano. Siamo rimasti sulla terraferma, approfondendo il contesto della rilocazione del lavoro. Il lavoro della terra, una landa desolate e arida, appezzamenti di terreni coltivati sono la nuova realtà fisica, psicologica ed esistenziale di questi pescatori. Ma per tornare alla tua domanda, se le condizioni di viaggio lo permetteranno, speriamo di tornare sull’isola l’anno prossimo e mostrare il film anche lì. Sebbene non ci siano cinema sull’isola, stiamo pianificando di auto-organizzare un tour di proiezioni del film. Cioè, andare in ogni villaggio principale e convertire per una sera il centro ricreativo del villaggio in una sala di proiezioni cinematografica, con l’ausilio di un proiettore, due casse e un grande telo. E a questo punto invitare gli abitanti dell’isola e i pescatori a guardare il film e parlare delle loro esperienze. Questo è il piano. Questa è la necessità.
Marina Resta (WTFF): State lavorando a nuovi progetti?
Kate Tessa Lee: Stiamo in fase di ricerca e sviluppo della sceneggiatura di un secondo lungometraggio che sarà ambientato nel Sud della Cina, i cui protagonisti principali saranno dei contadini.
Tom Schön: Quindi in altre parole, stiamo portando avanti la nostra investigazione filmica dal mare alla terra, all’entroterra.