Nove anteprime mondiali, tre anteprime europee, 28 anteprime italiane: sono i numeri della quinta edizione di Working Title Film Festival, il festival del cinema del lavoro che si svolgerà dal 1° al 15 ottobre interamente online. I 59 film in concorso – mai così tanti – selezionati dalla direttrice artistica Marina Resta rappresentano un viaggio attorno al mondo del lavoro che cambia, facendo tappa in 40 Paesi, di cui 18 in Europa, 12 in Asia, 6 in Africa e 4 nelle Americhe. E se il cinema del lavoro fa il “giro del mondo”, anche il pubblico è globale: per 15 giorni i film si potranno vedere da tutto il mondo, sottotitolati in italiano e in inglese, sottoscrivendo un abbonamento. La piattaforma web di WTFF5 sarà svelata a metà settembre insieme al programma completo del festival.
Le sezioni di concorso
Il festival dà spazio al racconto del lavoro attraverso il cinema indipendente e sguardi contemporanei, senza distinzione di generi. Cinema della realtà, film di finzione, animazione, film saggio, mockumentary convivono nelle quattro sezioni in cui è organizzato il concorso internazionale. La sezione Lunghi conta 14 film di durata uguale o maggiore di 40 minuti. In concorso nella sezione Corti+ ci sono 16 film di durata compresa tra 20 e 40 minuti. Nei Corti trovano posto 18 cortometraggi al di sotto dei 20 minuti di durata. Infine Extraworks dà spazio a film sperimentali, ibridi e alla video arte, con 11 opere senza limiti di durata.
I film in anteprima: qualche anticipazione
Ecco alcune anticipazioni, 6 dei film in concorso nelle diverse sezioni. Tra i lungometraggi presentiamo tre anteprime italiane: En busca del Óscar / Searching For Oscar di Octavio Guerra Quevedo (Spagna, 2018, 72’), Still-Lifes di Filippo Ticozzi (Italia, 2020, 51’) e Sisterhood di Takashi Nishihara (Giappone, 2019, 87’). Nella sezione Corti+ una delle anteprime italiane è rappresentata da Waithood, della regista belga Louisiana Mees Fongang (Belgio, Grecia, 2019, 22’). Tra i Corti è un’anteprima mondiale Guerra, tiza, tiempo – Ausencias Recuperadas di Philippine Sellam (Argentina, 2019, 15’). Un’altra anteprima mondiale, nella sezione Extraworks, è Sponsored By Lebanon di Ashraf Mtaweh (Libano, 2019, 51’).
En busca del Óscar di Octavio Guerra Quevedo (Spagna, 2018, 72′)
Il lavoro nel cinema è al centro del documentario di Guerra Quevedo, già presentato alla Berlinale. Il film segue il protagonista Óscar Peyrou, decano dei critici cinematografici spagnoli, nelle sue peregrinazioni tra i festival di mezzo mondo. Ma anziché guardare i film, Peyrou si limita ad analizzarli a partire dalle locandine. En busca del Óscar è una riflessione provocatoria e ironica sul ruolo dell’intellettuale (e sulla formula del festival) nell’epoca della proliferazione dei prodotti audiovisivi.
Octavio Guerra Quevedo (1976) si è laureato in giornalismo all’Università di Valencia e ha conseguito un master in scrittura per il cinema e la televisione. Il suo cortometraggio documentario The Russians’ Machine è stato candidato ai Premi Goya. En busca del Óscar, il suo secondo lungometraggio non-fiction, ha avuto la sua anteprima mondiale alla Berlinale 2018 nell’ambito della Berlin Critics’ Week.
Still-Lifes di Filippo Ticozzi (Italia, 2020, 51’)
Per Davide e Lucio, i protagonisti del documentario Still-Lifes di Filippo Ticozzi, il bondage è una disciplina, una ricerca, un’ossessione vissuta quotidianamente. Escono raramente, la loro casa è il mondo dove possono essere se stessi, ignorando ciò che li attende fuori. Nelle parole del regista «Still-Lifes vuole indagare il particolare e intenso piacere che deriva dall’essere immobilizzati volontariamente, e dal giocare con questo stato innaturale sull’orlo del dolore».
Filippo Ticozzi (1973) è autore e regista. I suoi film hanno partecipato a festi- val – tra gli altri Visions du Réel e Mostra del Cinema di Venezia – e vinto diversi premi – tra cui Torino Film Festival, Cinéma Verité Iran, Festival du Film de Vendôme. La sua filmografia include Inseguire il vento (2014), Moo Ya (2016), Johnny (2017), The secret sharer (2017). Insegna regia cinematografica all’Università di Pavia.
Sisterhood di Takashi Nishihara (Giappone, 2019, 87’)
Nella Tokyo contemporanea il documentarista Ikeda intervista una serie di giovani sui temi del femminismo. Tra i suoi soggetti ci sono uno studente che vive una relazione difficile, una modella di nudo e una musicista rock. Le loro vite frammentate sono intrecciate con i problemi personali del regista attraverso una narrazione corale che ci parla dei cambiamenti della società giapponese.
Takashi Nishihara (1983) si è laureato in arte e cinema alla Waseda University di Tokyo, specializzandosi in documentario. Ha diretto due film di finzione: Blue Ray (2011) e Starting Over (2014). Il suo primo lungometraggio documentario About My Liberty (2016) è stato selezionato a Hot Docs 2017. Lavora principalmente come regista di documentari televisivi.
Waithood di Louisiana Mees Fongang (Belgio, Grecia, 2019, 22’)
Atene 2019: il 44% dei giovani sono disoccupati, una generazione persa in una terra di nessuno, che vaga esclusa dall’istruzione e dal marcato del lavoro. Cinque ragazzi cercano divertimento nel lussuoso appartamento Airbnb che uno di loro pulisce in cambio di una misera paga. Guardano fuori, su una città in tumulto, sognando a occhi aperti un mondo di possibilità.
Louisiana Mees Fongang (1994) è una regista e sceneggiatrice belga. Nel 2019 si è diplomata alla scuola d’arte KASK di Gand con il cortometraggio Waithood, premiato con la VAF-Wild Card al Leuven International Short Film Festival. Oltre a studiare politica internazionale e a lavorare come documentarista per l’agenzia giornalistica Sonderland, sta scrivendo il suo primo lungometraggio Rap n Race.
Guerra, tiza, tiempo – Ausencias Recuperadas di Philippine Sellam (Argentina, 2019, 15’)
La IMPA di Buenos Aires è stata la prima di un vasto movimento di “fabbriche recuperate” emerso come risposta alla crisi economica che aveva portato molte aziende al fallimento minacciando il posto di lavoro di migliaia di operai. Attraverso immagini e aneddoti disseminati tra i macchinari arrugginiti, questo cortometraggio cerca il volto umano e la dimensione più profonda di quell’operazione di recupero.
Philippine Sellam ha lasciato la Francia a 18 anni e ha studiato e lavorato in diversi paesi tra cui Paesi Bassi, Armenia, Australia, Cuba e Argentina. Nel 2014 si è laureata in sviluppo sostenibile e ha iniziato a studiare regia cinematografica e documentaria in Argentina. Attualmente sta montando il suo primo lungometraggio documentario, con materiali girati negli anni in un quartiere ai margini di Buenos Aires.
Sponsored By Lebanon di Ashraf Mtaweh (Libano, 2019, 51’)
Al loro arrivo in Libano, le collaboratrici domestiche migranti affrontano diverse violazioni di legge. Il film ricrea, da un punto di vista critico e allo stesso tempo satirico, l’universo in cui si immergono. Il mockumentary Sponsored By Lebanon, presentato in anteprima mondiale a Working Title Film Festival 5, si basa su una ricerca realizzata dalla Ong libanese ALEF – Act for Human Rights sulla situazione di queste lavoratrici e sugli aspetti giuridici, governativi e normativi che le circondano.
Ashraf Mtaweb (1985) è un artista e filmmaker libanese. Ha una laurea in informatica e una in cinema. Si è avvicinato al teatro in giovane età. Ha scritto, diretto e prodotto diversi cortometraggi di finzione e documentari, video aziendali e pubblicitari, programmi televisivi, un programma radiofonico e una serie TV. Inoltre ha preso parte a mostre collettive con video installazioni e progetti fotografici.
Working Title Film Festival 5 è promosso dall’associazione Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale – LIES, con il contributo della Fondazione Monte di Pietà di Vicenza, Cgil, Cisl e Uil Vicenza, il patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Vicenza e la partnership tecnica della Scuola Superiore Mediatori Linguistici Vicenza – FUSP. In attesa del programma completo, è possibile restare aggiornati iscrivendosi alla newsletter, a questo link.